L’industria dell’auto è nel bel mezzo della transizione elettrica. L’ondata rivoluzionaria della mobilità elettrica sta coinvolgendo le case automobilistiche di tutto il mondo.

Nel mercato entrano nuovi marchi automobilistici nativi elettrici, soprattutto marchi cinesi come Seres, Aways, Zeekr oppure Ora e Wey, quest’ultimi appartenenti al gigante dell’automotive Great Wall Motor. I brand automobilistici storici e iconici stanno trasformando gradualmente le proprie fabbriche, investendo miliardi per convertire gran parte della produzione verso auto e motori elettrici. La linea comune è di voler riconvertire gli stabilimenti già esistenti piuttosto che costruirne di nuovi.
Tanti produttori hanno fissato al 2030, altri persino al 2025, l’obiettivo di produrre solamente auto elettriche, rinunciando quindi ai motori termici ed ibridi. Ciò significa che la riconversione delle fabbriche è già in atto.

Anche le case automobilistiche più scettiche, che faticano ad accettare l’inarrestabile transizione elettrica della mobilità, si stanno accodando ai players dell’automotive, studiando importanti progetti di elettrificazione della propria gamma di prodotti.
Chi guarda con diffidenza e poco entusiasmo la rivoluzione del mercato automobilistico sono soprattutto le case giapponesi, a cui si aggiunge il mancato sostegno da parte del Governo, che sta pensando addirittura di tassare le auto elettriche al pari delle auto a benzina e diesel.

Lo scarso entusiasmo e l’atteggiamento freddo con cui i grandi marchi nipponici stanno approcciando alla motorizzazione elettrica, hanno generato molte critiche, nonostante il gran successo riscosso dalla Toyota Prius, plug-in hybrid e dalla Nissan Leaf, 100% elettrica.

Risuonano forti le parole dell’ormai ex CEO della Toyota, Akio Toyoda, contro i sostenitori della mobilità elettrica come unica soluzione per la riduzione delle emissioni.
Queste alcune delle sue dichiarazioni fatte negli ultimi anni:

“Una rivoluzione da centinaia di miliardi di euro che lascerebbe il Giappone senza elettricità e che farebbe crollare l’industria automobilistica” “I veicoli elettrici aumentano le emissioni di anidride carbonica”


Le pressioni ricevute dagli investitori, che negli anni hanno criticato la posizione avversa nei confronti della mobilità elettrica, hanno costretto Toyoda a lasciare la propria carica in favore di Koji Sato, finora alla guida di Lexus, il quale ha garantito il proprio impegno ad “accelerare il passaggio all’elettrificazione e alla produzione di automobili che rispondano ai diversi valori e bisogni locali”

Honda, dopo lo scetticismo iniziale e il ritardo nell’elettrificazione della propria offerta, sta rivedendo la propria struttura organizzativa, promettendo 30 modelli elettrici entro il 2030 e una produzione annuale di oltre 2 milioni di auto a zero emissioni. La nuova divisione, dedicata esclusivamente al settore della mobilità elettrica e separata dal business tradizionale, sarà operativa a partire dall’1 Aprile.

Anche Suzuki ha finalmente deciso di accettare la sfida della mobilità elettrica, annunciando un piano di investimento fino al 2030 di 4,5 trilioni di yen (ossia 32 miliardi di euro) per la costruzione di nuove fabbriche, il lancio di 17 modelli elettrici e lo sviluppo delle batterie. La prima Suzuky elettrica arriverà sul mercato nel 2024 ma la casa automobilistica giapponese continuerà a produrre vetture con alimentazione ibrida e alternativa. Al salone dell’auto di Nuova Delhi, nel gennaio 2023, è stato presentato il concept eVX, prototipo che anticipa il primo modello 100% elettrico.

E se anche le case automobilistiche giapponesi si sono definitivamente convinte ad investire sull’elettrico lasciando da parte ogni dubbio, ora spetta ai Governi di tutto il mondo supportare la transizione elettrica in corso e convincere i cittadini che la mobilità elettrica è l’unica strada da percorrere per un futuro più sostenibile e città meno inquinate.

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